Pensione anticipata: penalizzazioni e minime

I lati oscuri della pensione anticipata rivelano che chi ha diritto al minimo non beneficerà dell’integrazione statale

Pensione anticipata: penalizzazioni e minime

La pensione anticipata è un trattamento pensionistico da molti agognato, perché ormai tutti sanno che, più si va avanti, più si dovrà lavorare fino ad un’età sempre più avanzata. Dopo diversi decenni di fatica, levatacce e per molti anche pendolarismo, ci si godono gli anni di riposo e i risparmi con tanta fatica messi da parte. Chi vuole trovare il modo di farli fruttare al meglio ha la possibilità di mettere i conti deposito proposti dai vari istituti di credito a confronto, di informarsi sul forex e sui diversi altri modi di trarre un profitto dal proprio gruzzolo.

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Quota 100, penalizzazione e sospensione

Si comincia dalla quota 100 che, se approvata, è quella che permetterebbe a chi raggiunge la soglia 100 di andare in pensione anticipata. La soglia si ottiene sommando età anagrafica e contributiva. Uno dei problemi ad essa legati è la penalizzazione che si subirebbe se si decidesse di smettere di lavorare prima di aver compiuto 62 anni: per ogni anno precedente ai 60, infatti, si subirebbe una riduzione percentuale dell’importo pensionistico del 2%, mentre tra i 60 e i 62 anni dell’1%.

In seno alla penalizzazione subentra il discorso della sospensione, il cui periodo di validità è 1 gennaio 2015-31 dicembre 2017. Per questi due anni, infatti, la penalizzazione è interrotta, ma dal 1 gennaio 2018 ricomincerà.

Pensioni minime e integrazione statale

Dando uno sguardo alle pensioni minime, poi, si può introdurre il discorso della Riforma Dini del 1995, che prevedeva un intervento dello Stato per mezzo di un’integrazione alla pensione per tutti coloro che percepivano un assegno troppo basso. Ecco, tutti coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 non potranno avere accesso a questa integrazione, in quanto verrà abolita.

Lavoratori dipendenti e autonomi

Quindi chi oggi ha 30-40 anni e uno stipendio che si aggira sui 1000 euro nel momento in cui sarà in età da pensione non potrà pensare di ricevere più di 500 euro al mese. In particolare, i lavoratori dipendenti potranno ambire ad un minimo di 343 euro ed un massimo di 542, mentre i lavoratori autonomi da 283 a 449 euro.